Giovedi 19 Agosto 2021
Come può un uomo qualsiasi battere un mito?
Già perché i francesi EMBRUNMAN lo chiamano il mito, e veramente lo è. Cominciamo dall'inizio: io non ho mai fatto sport nella mia vita, negato nel calcio da bambino (a quel tempo tutti giocavano solo a quello) poi arrivarono le piscine per i ragazzi, ma io scappavo a nascondermi dalla paura che avevo dell'acqua . Poi facciamo un salto ai giorni nostri. All'età di 39 anni un incidente sugli sci mi provoca un'ernia al disco e due discopatie. La miglior soluzione x stare bene su consiglio dei medici è la piscina e dimagrire. Va beh pazienza cominciamo, di lì in poi è stato un crescendo con delusioni e tante soddisfazioni personali.Torniamo al triathlon, la voglia c'è sempre stata, ma io negato nel nuoto, fermo in bici e piantato sulla corsa come posso pretendere di fare questo sport? Beh è semplice, tanta passione e tenacia,
Già perché i francesi EMBRUNMAN lo chiamano il mito, e veramente lo è. Cominciamo dall'inizio: io non ho mai fatto sport nella mia vita, negato nel calcio da bambino (a quel tempo tutti giocavano solo a quello) poi arrivarono le piscine per i ragazzi, ma io scappavo a nascondermi dalla paura che avevo dell'acqua . Poi facciamo un salto ai giorni nostri. All'età di 39 anni un incidente sugli sci mi provoca un'ernia al disco e due discopatie. La miglior soluzione x stare bene su consiglio dei medici è la piscina e dimagrire. Va beh pazienza cominciamo, di lì in poi è stato un crescendo con delusioni e tante soddisfazioni personali.Torniamo al triathlon, la voglia c'è sempre stata, ma io negato nel nuoto, fermo in bici e piantato sulla corsa come posso pretendere di fare questo sport? Beh è semplice, tanta passione e tenacia,
Non dimetichiamo che dobbiamo anche lavorare. Torniamo a EMBRUNMAN, tutto comincia nell'ottobre 2020, seguivo già i vari commenti sui social e cercavo informazioni e qui interviene un signore che con calma e semplicità mi spiega cos'è EMBRUNMAN. Danilo Palmucci e ho già detto tutto.
Giorno dopo giorno studio leggo mi informa e cresce in me lavoglia di farlo, ma io come posso battere un mito?
A dicembre appena aperta l'iscrizione la faccio, non ho resistito che pochi giorni, e il segreto verrà mantenuto fino al giorno prima della gara, nessuno lo sapeva, solo il "coacce" perché è evidente. Il rischio fallimento era possibile, vedi quante persone ritirate e fuori tempo su una gara così, ma io niente da fare, avanti.
Arriviamo alla gara, il giorno prima il nervosismo la fece da padrone, avevo una tensione tale e ad ogni difficoltà cadevo in paranoia: cercare di fare tutto al meglio dall'attrezzatura, documenti ecc. ero come una corda di violino.....e poi la notte prima, avrò dormito forse 2 ore, il cuore sempre accelerato, e infine si va, non ci sono più scuse tocca a me. Si parte, "buio pesto" entro in acqua a freddo senza poter fare un po' riscaldamento. Una due tre.... Alla quarta bracciata non vedo nulla mi manca il fiato, attacco di panico . Ecco la mia gara finisce già qui. E in quel momento mi viene in mente Francoforte, quando le mie figlie mi tirarono fuori dall'acqua in quell'orrendo laghetto di cava dopo 2 ore e 20. Si ero più fermo di una boa.Allora a quel punto mi si chiude la vena e riparto e non mi fermo più. . Di lì in poi solo spingere e soffrire, di testa e cuore e tanta passione. Lo so chi scrive lettere scrive per molto i bei tempi , ma io scrivo questa lettera per chi arriva in fondo alle classifiche da sempre e che ci mette l'anima e tanta sofferenza. Mi sono scritto la mia storia, e credo che qualcuno ritroverà la propria esperienza. Io amo il triathlon x le emozioni che mi ha dato, e purtroppo vedo tanti, anzi troppi credo di essere forti ma in realtà sono solo ricevere. Io ultimo ma fiero di me.
Adesso i ringraziamenti:
Primo a Danilo Palmucci. Già sai perché.
Poi il "coacce" come lo chiamano gli amici Angelo Coturri. Poi le mie figlie che se tutte le volte mi dicono adesso basta ma poi mi assecondano. E infine a chi mi accompagna e unica mia grande tifosa Linda.
Grazie di cuore a tutti.
Un Trifermo.
Il "MITO"
Luigi Pardi